Vertenza Jabil, appello dei lavoratori: “Azienda rimanga a Marcianise”

Dopo lo scambio epistolare dello scorso 22 gennaio sulla vertenza Jabil tra il vescovo di Caserta Pietro Lagnese e il ministro delle Imprese e Made in Italy (Mimit) Adolfo Urso, in cui il vescovo chiedeva all’esponente di governo di intervenire con una soluzione a tutela dei 413 lavoratori dello stabilimento di Marcianise (Caserta) della multinazionale Usa dell’elettronica – l’azienda vuole chiudere il sito entro marzo e ha avviato l’iter di licenziamento collettivo – sono stati gli stessi dipendenti Jabil a inserirsi nel dialogo a due con una lettera inviata ad Urso. Gli addetti ribadiscono in sostanza quanto già sottolineato dal vescovo circa la ragione per cui nei mesi scorsi hanno bocciato la proposta presentata da Jabil ai tavoli ministeriali e alternativa ai licenziamenti, che prevedeva la ricollocazione dei 413 lavoratori Jabil nella Tme Assembly Engineering Srl, nuova società realizzata da Invitalia, società del Ministero dell’Economia, insieme all’azienda casertana Tme, con sede a Portico di Caserta. Una soluzione simile a quelle già attuate negli anni scorsi, quando Jabil, che dal 2015 lamenta difficoltà produttive in Italia, ha mandato via e ricollocato circa 300 suoi lavoratori in altre aziende, come Softlab e Orefice, con la garanzia che gli addetti avrebbero davvero lavorato e prodotto, ed invece le ricollocazioni sono fallite.

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