In un significativo passo avanti nella comprensione dei processi e dei meccanismi alla base della caldera dei Campi Flegrei, è stata svelata la complessa chimica delle acque sotterranee, che possiedono caratteristiche diverse a seconda delle zone e dei percorsi seguiti nel sottosuolo: queste informazioni sono fondamentali per poter interpretare i cambiamenti futuri e per riconoscere eventuali segnali di ripresa dell’attività vulcanica. Il risultato, pubblicato sul Journal of Volcanology and Geothermal Research, si deve allo studio guidato dall’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Palermo e l’Università Federico II di Napoli. I ricercatori guidati da Stefano Caliro hanno analizzato 114 campioni di acque raccolti tra il 2013 e il 2014.